INFN

OPEN ACCESS: DISPONIBILI I DATI DI LHC

Il CERN di Ginevra ha lanciato il portale Open Data, nel quale per la prima volta saranno pubblicati i dati di alto livello, cioè non grezzi ma già elaborati per renderli fruibili, prodotti nelle collisioni degli esperimenti di LHC, assieme ai programmi e alla documentazione necessari per interpretarli. Queste informazioni, che ora sono accessibili in modalità Open Access, sono cioè a disposizione di tutti gratuitamente, saranno di grande valore per la comunità scientifica, e potranno anche essere utilizzate a scopo didattico.

Tutte le ricerche delle collaborazioni degli esperimenti a LHC sono finora state pubblicate in Open Access, sia per la consultazione, sia per il loro riutilizzo in altri studi. Ora le collaborazioni hanno deciso che questo approccio non deve riguardare solamente i risultati delle ricerche, ma anche gli stessi dati raccolti negli esperimenti, allargando così il campo di applicazione dell’Open Access.

L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), che è presente con i suoi ricercatori in tutti e quattro gli esperimenti a LHC, partecipa con interesse ai programmi Open Access e Open Data. “Queste iniziative – commenta Dario Menasce, vicepresidente della Commissione Calcolo e Reti dell’INFN – permetteranno non solo la preservazione di dati che in futuro non sarà possibile riprodurre sperimentalmente per ragioni di costi, ma anche un loro eventuale riutilizzo per nuove analisi alla luce di più raffinati modelli interpretativi, aprendo così la strada a possibili nuove scoperte su dati archiviati da tempo”. “Questi dati e le relative pubblicazioni scientifiche sono il bene primario prodotto dagli istituti di ricerca, come il CERN e l’INFN: la loro preservazione nel tempo e i meccanismi per renderli accessibili via web in modo aperto, gratuito e semplice a tutti i ricercatori fa certamente parte integrante della missione di queste istituzioni”, conclude Menasce.

Il neonato portale Open Data metterà, inoltre, a disposizione dati rielaborati in modo da poter essere impiegati, grazie a strumenti di visualizzazione, in progetti di didattica, come le Masterclass in fisica delle particelle, iniziativa che ogni anno coinvolge oltre diecimila studenti delle scuole superiori di tutta Europa, che hanno dimostrato notevole passione e interesse a cimentarsi nell’analisi dei dati di LHC.

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L’INFN LANCIA A MILANO IL PRIMO INNOVATION MEETING

convegno ttSi è tenuto il 20 novembre il primo Innovation Meeting organizzato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e ospitato dall’Università degli Studi di Milano Bicocca. L’evento è il primo appuntamento dedicato al tema della collaborazione tra ricerca e industria promosso dall’Infn per aprire una discussione e un confronto pubblico sulle opportunità di sviluppo nell’ambito del trasferimento tecnologico. Questo primo Innovation Meeting vuole essere un forum di discussione critica e di incontro che consenta alle aziende e ai ricercatori di lavorare insieme sia per condividere le competenze sviluppato in entrambi i settori (knowledge sharing) sia per individuare le tecnologie di avanguardia messe a punto in ricerca di base che possono trovare applicazione in un contesto produttivo (technology transfer).

Inoltre il convegno si inserisce nell’ambito delle attività legate alla programmazione comunitaria di Horizon2020 che premia i progetti che promuovono la sinergia tra contesti aziendali e di ricerca. Al convegno intervengono rappresentanti del MISE, della Regione Lombardia, di Confindustria e delle aziende.

L’evento è trasmesso in streaming all’indirizzo:

http://streaming.unimib.it/tcs/#page:recordingList&pageNumber:1

Leggi il programma: https://agenda.infn.it/conferenceOtherViews.py?view=standard&confId=8772

Contatti: INFN - Servizio Coordinamento Fondi Esterni - Comitato Nazionale per il Trasferimento Tecnologico

Veronica Valsecchi - veronica.valsecchi@mib.infn.it; Ezio Previtali - ezio.previtali@mib.infn.it

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ANNUNCIATO IL VINCITORE DEL PREMIO BASSOLI

E’ stato annunciato oggi, durante il Welcome Day della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste il vincitore della prima edizione del premio dedicato alla memoria di Romeo Bassoli, giornalista scientifico di grande levatura, per molti anni capo dell’Ufficio Comunicazione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e docente del Master in Comunicazione Scientifica della SISSA. Il premio della prima edizione, dedicata alla fisica delle particelle, è stato assegnato al progetto Meet my particles di Roberta Fulci, per la realizzazione di cinque audio documentari sula fisica delle particelle, con interviste e testimonianze raccolte nei principali laboratori dell’INFN e al CERN di Ginevra.

Il premio istituito dall’INFN e dalla SISSA di Trieste intende valorizzare progetti e ricerche sulle testimonianze orali della scienza, puntando alla costruzione di un archivio di racconti audio e video sui contenuti, le persone e gli aspetti sociali e umani legati alla ricerca scientifica. Il premio si inserisce nell'ambito del progetto 'Memorie di scienza'  promosso  dall’agenzia di comunicazione Zadig e dal circolo Gianni Bosio.

Roberta Fulci, matematica di formazione ed ex allieva del master in comunicazione scientifica della SISSA, è redattrice e conduttrice di Radio3Scienza.

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DELEGAZIONE REGIONE VENETO VISITA IL CERN

COMUNICATO STAMPA LOCALE. Una delegazione della Regione Veneto, guidata dall’Assessore per l’Economia, lo Sviluppo, la Ricerca e l’Innovazione, Marialuisa Coppola, ha visitato il CERN di Ginevra, il più grande laboratorio di fisica delle particelle, a capo del quale è stata recentemente eletta la scienziata italiana Fabiola Gianotti. Della delegazione fanno parte, tra gli altri, il ProRettore Vicario dell’Università degli Studi di Padova, Francesco Gnesotto, e rappresentanti delle associazioni di categoria imprenditoriali, tra cui il Vicepresidente di Confindustria Veneto, Luciano Miotto, e il Presidente di CNA Veneto, Alessandro Conte, accompagnati dai ricercatori della Sezione di Padova dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).
La giornata di lavori si è aperta con i saluti ufficiali e l’incontro di benvenuto con il Direttore della Ricerca e del Computing del CERN, Sergio Bertolucci, e con l'Attaché Scientifico della Rappresentanza Permanente d'Italia presso le Organizzazioni Internazionali di Ginevra, Maurizio Biasini. Il programma ha previsto poi la visita al rivelatore ATLAS, uno dei quattro grandi esperimenti dell’acceleratore LHC, che assieme a CMS ha condotto i fisici alla scoperta del bosone di Higgs.
La visita della delegazione veneta offre anche l’occasione per parlare di sviluppo di tecnologie d’avanguardia, di applicazioni della ricerca di base e di trasferimento tecnologico, alla luce dell’esperienza riportata dalle aziende che hanno fornito il CERN, contribuendo direttamente alla costruzione di LHC, il più potente acceleratore di particelle mai realizzato. Argomento di discussione sono state anche le iniziative future di collaborazione fra il CERN, la Regione Veneto e l’INFN, in uno dei centri di ricerca che più contribuisce al mondo allo sviluppo di nuove tecnologie, e al quale le industrie e gli scienziati italiani hanno dato un rilevante apporto.

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La posa della prima torre

KM3NeT-Telescope-v1È stata posata e ancorata sul fondale marino a 3500 metri profondità al largo di Portopalo di Capo Passero la prima torre dell’osservatorio per neutrini KM3NeT-Italia Continue reading

NUOVO SUCCESSO PER Km3NeT: AGGANCIATA IN FONDO AL MARE LA PRIMA DELLE OTTO TORRI

COMUNICATO STAMPA. E' stata posata e ancorata sul fondale marino a 3500 metri profondità al largo di Portopalo di Capo Passero la prima torre dell’osservatorio per neutrini KM3NeT-Italia, progetto nel quale l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) gioca un ruolo chiave grazie anche al contributo dei suoi Laboratori Nazionali del Sud (LNS).  Questo nuovo successo segue a distanza di pochi mesi quello dello scorso maggio, quando era stata agganciata sul fondale marino la prima stringa. L’apparato impiega strutture di rivelazione di diverso tipo, torri e stringhe, appunto, per ottimizzare la risposta a una gamma quanto più ampia possibile di energia delle particelle studiate. L’esperimento, nella conformazione finale di questa fase, sarà costituito complessivamente da otto torri e ventiquattro stringhe, allo scopo di realizzare una matrice tridimensionale di sensori per la rivelazione e la misura di neutrini astrofisici di alta energia. Al suo completamento sarà, così, il più grande telescopio per neutrini astrofisici operante nell’emisfero boreale.
Costituirà, inoltre, la prima porzione del nodo italiano dell’infrastruttura di ricerca pan-europea KM3NeT, che ha l’obiettivo finale di espandere il rivelatore con ulteriori duecento strutture di rivelazione, superando in tal modo la sensibilità del telescopio statunitense per neutrini IceCube, operante nei ghiacci dell’Antartide.

“Il successo di oggi rappresenta un altro importante passo verso la costruzione di KM3NeT-Italia e quindi verso il completamento del nodo italiano dell’infrastruttura di ricerca europea”, commenta Giacomo Cuttone, responsabile del progetto Km3NeT-Italia e direttore dei LNS.
Il progetto Km3NeT è stato finora in gran parte finanziato con fondi strutturali europei - per la parte italiana con fondi PON 2007-2013 -, ed è già inserito nella lista delle infrastrutture europee di ricerca selezionate dallo European Strategy Forum on Research Infrastructures (ESFRI).

L’operazione marina
È iniziata con l’installazione della prima delle tre junction box che fungono da nodi per la comunicazione bidirezionale tra gli apparati sottomarini e la stazione di acquisizione dati di terra di Portopalo. Le junction box hanno anche la funzione di distribuire l’energia di alimentazione fornita agli apparati sottomarini. Sono stati inoltre posati e collegati i cavi di interconnessione tra gli strumenti in mare e il cavo elettro-ottico principale, che collega il sito posto a 100 km dalla costa. A seguire, è stata posata sul fondale e connessa alla junction box la torre nella sua configurazione compatta (di dimensioni e forma paragonabili a un container). Una volta verificato il pieno funzionamento di tutti gli apparati si è impartito alla torre il comando di apertura, per mezzo di un robot sottomarino filo guidato (ROV). Il tiro della boa di profondità posta sulla sommità della torre ha consentito, quindi, al sistema di assumere la sua configurazione finale di lavoro: la torre è costituita da una sequenza verticale di quattordici travature reticolari di alluminio (piani) di 8 metri di lunghezza, ciascuna ospitante 6 sensori ottici e 2 acustici. I piani, interconnessi mediante cime in materiale sintetico, sono spaziati verticalmente fino a ottenere un’altezza totale della torre pari a circa 400 metri.

“Sia la progettazione e costruzione degli apparati, che le operazioni di installazione sono particolarmente complesse –  spiega Mario Musumeci, coordinatore delle attività di integrazione – a causa dell’ambiente operativo particolarmente ostile: siamo a tre chilometri e mezzo di profondità sotto il livello del mare, senza opportunità di manutenzione dei sistemi”.
“Le operazioni di installazione hanno comportato il perfetto coordinamento tra il team che lavorava presso la stazione di acquisizione dati di terra e quello a  bordo della nave, – sottolinea Cuttone – e un particolare ringraziamento va al team INFN, composto da Klaus Leismuller, Nunzio Randazzo e Giorgio Riccobene, che sulla nave Ambrosious Tide, in condizioni meteo marine non sempre ideali, ha coordinato le operazioni di bordo”.

Il progetto Km3Net
Nella sua configurazione finale l’esperimento sarà costituito da una ‘selva’ di strutture, che formeranno una griglia del volume di circa un chilometro cubo. Le torri e le stringhe fungeranno da supporto per decine di migliaia di sensori ottici (fotomoltiplicatori), ‘occhi’ elettronici sensibilissimi che formeranno un’antenna sottomarina in grado di rilevare la scia luminosa azzurrina (chiamata “luce Cherenkov”) prodotta dalle rare interazioni dei neutrini di origine astrofisica con l’acqua di mare. Il complesso di torri costituirà quindi un telescopio per neutrini cosmici di alta energia, che provengono dal centro della nostra galassia, dopo aver attraversato lo spazio profondo e tutta la Terra, portando informazioni pressoché intatte sulle loro sorgenti.
Alla collaborazione internazionale Km3NeT, in cui l’Italia svolge un ruolo determinante con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, aderiscono Cipro, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Olanda, Regno Unito, Romania, Spagna. All’impresa partecipano nove gruppi dell’INFN (Bari, Bologna, Catania, Genova, LNF, LNS, Napoli, Pisa, Roma), in collaborazione e in sinergia con Istituti di ricerca geofisica, oceanografica di biologia marina (INGV, CNR, CIBRA, NURC).

Perché sul fondo del mare
La peculiarità dei neutrini risiede nella probabilità estremamente bassa di interagire con la materia: questa caratteristica consente loro di non essere assorbiti dalla radiazione di fondo e di attraversare imperturbati regioni che sono opache alla radiazione elettromagnetica, come l’interno delle sorgenti astrofisiche. Inoltre, essendo particelle neutre, non subiscono deflessioni causate dai campi magnetici galattici e intergalattici che impedirebbero di risalire alla direzione di provenienza. Il prezzo da pagare per osservare queste particelle così sfuggenti è la necessità di realizzare rivelatori di dimensioni enormi. Inoltre, per proteggersi dalla pioggia di radiazione cosmica che bersaglia la Terra, questi rivelatori devono essere installati in luoghi fortemente schermati. È però evidente che dispositivi di queste dimensioni non possono essere collocati in laboratori sotterranei. Una possibile soluzione, allora, è quella di utilizzare grandi volumi di un mezzo naturale, dotandolo di opportuni strumenti. In un mezzo trasparente, come l’acqua delle profondità marine o i ghiacci polari, è possibile rivelare la radiazione luminosa prodotta per effetto Cherenkov dalle particelle secondarie (muoni), che i neutrini generano interagendo con la materia. Poiché quest’ultimo ha una direzione sostanzialmente uguale a quella del neutrino che l’ha prodotto, la sua rivelazione permette di risalire anche alla direzione del neutrino e di conseguenza all’osservazione della sua sorgente. Inoltre, se poniamo il rivelatore nelle profondità marine (o dei ghiacci polari), la materia sovrastante funge anche da schermo contro il fondo di particelle cosmiche, che in superficie “accecherebbe” il rivelatore. L’acqua (o il ghiaccio) assolve, così, a un triplice compito: schermo protettivo dai raggi cosmici, bersaglio per l’interazione di neutrini e mezzo trasparente attraverso il quale si propaga la luce Cherenkov.

Contatti
Gaetano Agnello
Servizio Informazioni Scientifiche
INFN - Laboratori Nazionali del Sud
agnello@lns.infn.it
095 542 296
3298312277

Mario Musumeci
INFN - Laboratori Nazionali del Sud
musumeci@lns.infn.it
095 542 569
3286114595

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Muoni e neutrini: la nuova vulcanologia

3023455-poster-p-volcanoINFN, INGV e l’Istituto di ricerca sui terremoti dell’Università di Tokyo (ERI) lavoreranno insieme allo studio dei vulcani impiegando muoni e neutrini: l'obiettivo è visualizzare condotti magmatici e altre strutture interne nella parte emergente del cratere. La firma dell'accordo nella sede dell’ambasciata italiana a Tokyo Continue reading

[Video]: Giornate del Piano Triennale INFN 2015-2017

I contributi: https://agenda.infn.it/conferenceOtherViews.py?view=standard&confId=8451 Il video integrale: http://server11.infn.it/video/multimedia/piano-triennale-2014/piano-triennale2014.html  Archiviato in:Documenti Tagged: INFN Continue reading