Vacuuming the ATLAS detector

One hundred scientists and engineers recently gave the ATLAS detector a deep cleaning in preparation for the Large Hadron Collider restart.

No, they’re not Ghost Busters looking for paranormal activity. Nor are they the last human survivors of a zombie apocalypse living in a complex underground society.

The people crawling around the ATLAS detector at the Large Hadron Collider with packs on their backs are particle physicists armed with vacuum cleaners and trash bags. They're moving through a more-than-7000-ton particle detector the size of the Notre Dame Cathedral, giving it a final scrub-down before testing its powerful toroid magnet.

It sounds almost as weird as ghosts and zombies, but vacuuming the detector is actually a standard procedure for physicists working on the ATLAS experiment based at CERN.

Before turning on the ATLAS toroid magnet—which is theoretically powerful enough to lift a car clear off the ground—students, professors, and other ATLAS experimental staff did a final sweep for loose bolts, cable ties and other foreign objects in the experimental cavern.

“We wanted to make our detector look nice and clean before operation,” says University of Michigan physicist Steve Goldfarb, who took two four-hour shifts vacuuming the detector. “Also, it’s not good to have loose metal lying around when you’re about to turn on a few-Tesla electromagnet.”

The ATLAS experiment is one of two general-purpose detectors located on the Large Hadron Collider at CERN. Unlike its sister experiment, the dense and compact CMS detector, the ATLAS detector has an air core between its eight-story high muon chambers. This allows ATLAS physicists to track the paths of muons over a great distance.

However, it also means that extraneous stuff sometimes winds up in the detector’s cracks and crevices. And after two years of upgrades and repairs, the hundred-person cleaning team had their work cut out for them tracking down rogue washers and other detritus.

But cleaning a particle detector the size of an office building is much more fun than cleaning, say, one’s apartment, according to Goldfarb.

“Crawling around inside the ATLAS detector, all I could think is that every single piece of this massive detector had to be built, shipped, tested and installed by someone,” Goldfarb says. “It made me marvel at just how complex this project really is—not just because of the science and engineering, but the huge collaboration between people and nations that had to happen just to bring these all these individual parts together.”

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Orion vola, finalmente

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Parto gemellare visto da ALMA

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Alla ricerca della strana coppia

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Vademecum per cacciatori di eso-Terre

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Lanciata con successo la capsula Orion

Dopo la serie infinita di 'stop' del countdown di ieri, dovuti ai forti venti, Orion, la prima capsula della NASA dell'era post-Shuttle capace di trasportare uomini nello spazio, è stata finalmente lanciata.

Alle 13,05 (ora italiana) del 5 dicembre 2014, la navicella si è alzata in volo dalla base di Cape Canaveral, in Florida, per compiere una ricognizione attorno alla Terra della durata di poche ore: due giri in tutto, toccando un picco di altitudine di oltre 5.700 chilometri, abbastanza in alto da garantire una velocità di rientro di più di 32mila chilometri all'ora. Il suo viaggio di prova senza pilota si concluderà con un tuffo nel Pacifico, dove troverà ad attenderla le navi della Marina americana. L'operazione durerà in totale circa 4 ore e sarà supervisionata dalla missione di controllo della NASA a Houston.

Il lancio apre una nuova era di esplorazioni per la NASA: si tratta del primo tentativo, dopo il programma Apollo per la Luna, di far partire una capsula in grado di trasportare anche esseri umani lontano dalla Terra. Il primo volo della capsula con passeggeri è previsto per il 2021: gli asteroidi saranno una meta a partire dal 2020 e Marte infine non prima del 2030.

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50 anni di spazio in Italia

Il 15 dicembre 1964, dalla base di Wallops Island in Virginia, venne lanciato il satellite italiano San Marco-1. Una data storica che ha dato il via ad un percorso scientifico e tecnologico che ha portato l’Italia a livelli di eccellenza nel settore spaziale.

Il San Marco-1 fu il frutto della competenza tecnica dell’Università di Roma e della lungimiranza dell’Aeronautica Militare Italiana, due istituzioni che trovarono la loro sintesi nella figura di Luigi Broglio.  

Per celebrare questa importante ricorrenza l’Agenzia Spaziale Italiana, congiuntamente con il Centro Studi Militari Aeronauti "Giulio Douhet" (CESMA), l’Aeronautica Militare e l’Università “La Sapienza”, e con il supporto dell’ESA, organizza un evento che si terrà il 16 dicembre 2014 presso l’Auditorium della sede dell’ASI.

L'evento è articolato in due sessioni: la prima sarà centrata sul San Marco-1, mentre nella seconda si farà il punto sullo stato e sulle prospettive del settore spaziale italiano a 50 anni dallo storico lancio. 

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