Comunicati Stampa

FISICO INFN DI FRASCATI VINCITRICE DI UN AWARD ALLA TEMPLETON FOUNDATION

catalina9La ricercatrice dei Laboratori Nazionali di Frascati (LNF) dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Catalina Curceanu, ha vinto un award alla John Templeton Foundation, nell'ambito della call internazionale Science and the Big Questions. Il progetto, tra i 30 vincitori di una selezione che ha visto un totale di 950 partecipanti, ha inizio il 2 novembre 2015 e avrà una durata di 33 mesi. 
Coordinato da Catalina Curceanu insieme allo statunitense Oscar W. Greenberg, dell'University of Maryland, il progetto è intitolato Hunt for the “impossible atoms”: the quest for a tiny violation of the Pauli Exclusion Principle Implications for physics, cosmology and philosophy. È incentrato sul Principio di esclusione di Pauli, "uno dei pilastri della fisica moderna e della nostra comprensione di materia, vita e universo", si legge nell'abstract. Il progetto comprende un programma di disseminazione della cultura scientifica, con una serie di conferenze nelle scuole e nelle università, la realizzazione di un sito dedicato, e incontri pubblici, ad esempio in occasione di open days e della Notte Europea dei Ricercatori.
"Sono felicissima per questo award molto importante e prestigioso", commenta Catalina Curceanu, "che mi vedrà impegnata a capire meglio le origini di uno dei capisaldi della scienza moderna, il Principio di esclusione di Pauli, svolgendo attività sperimentale in uno dei più affascinanti laboratori del mondo: i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'INFN", conclude Curceanu.

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UNO SCUDO ROMANO PER CUORE

È iniziato l’assemblaggio dello schermo del criostato dell’esperimento CUORE (Cryogenic Underground Observatory for Rare Events) ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN. CUORE è un esperimento ideato per studiare le proprietà̀ dei neutrini e, in particolare, un fenomeno raro chiamato doppio decadimento beta senza emissione di neutrini. Questo processo non è ancora mai stato osservato e per riuscirci è necessario che vi siano condizioni ambientali di estrema purezza, in particolare di bassissima radioattività. Per proteggere CUORE, quindi, è stata escogitata una soluzione davvero originale, pensata da Ettore Fiorini, portata avanti dall'Università e dalla sezione INFN di MIlano Bicocca, e la cui realizzazione è stata seguita in tutti i suoi passaggi dai Laboratori del Gran Sasso. I ricercatori hanno progettato di dotarlo di uno “scudo” realizzato grazie alla fusione di lingotti di piombo recuperati da una nave romana affondata oltre 2000 anni fa, al largo delle coste della Sardegna. L’utilizzo di questo materiale per la schermatura consente, infatti, di preservare i rivelatori dell’esperimento dall’inquinamento dovuto alla radioattività ambientale. Poiché il piombo è un materiale molto denso e con alto numero atomico, è ottimo per schermare. Ma il piombo “normale” contiene un isotopo radioattivo (il piombo 210), che decade con un tempo di dimezzamento di circa 22 anni: così, il piombo romano, grazie al fatto che è stato prodotto 2000 anni fa, non contiene più piombo 210. I lingotti di piombo romano, dopo il loro recupero dal fondo del mare in collaborazione con la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Cagliari, sono stati trasportati ai LNGS, dove negli ultimi anni sono stati conservati e sottoposti ad alcune lavorazioni. Come da accordi con la Sovrintendenza, la parte di interesse archeologico è stata preservata e restituita: quindi da ciascun lingotto è stata ritagliata per la conservazione l’iscrizione romana apposta sulla parte superiore. I lingotti, 230 in totale, sono stati poi ripuliti dalle incrostazioni superficiali con la tecnica del cryoblasting, che consiste nell’abrasione delle superfici tramite un getto di ghiaccio secco ad alta pressione, tecnica che non induce contaminazioni radioattive, e in seguito sono stati fusi per ottenere i segmenti e gli spicchi necessari all’assemblaggio dello schermo dell’esperimento. Le operazioni, condotte presso la ditta tedesca MTH Metall-Technik Halsbrucke GmbH & Co KG, hanno richiesto più di due mesi di lavoro. Lo schermo di CUORE avrà una forma a bicchiere e sarà composto da 26 anelli più un disco di base, assemblati in una struttura di sostegno fatta di rame. Ogni anello è composto da 6 segmenti mentre il disco di base è diviso in 20 spicchi. Lo spessore di questo scudo di piombo sarà di 6 centimetri, per un peso complessivo di 5 tonnellate e verrà raffreddato alla temperatura di circa 4 kelvin (-269 °C). Questa originale soluzione per la schermatura dell’esperimento è stata dettata dal fatto che gli obiettivi scientifici di CUORE sono davvero ambizioni. Il decadimento doppio beta senza emissione di neutrini è infatti un evento rarissimo, così raro che finora non è mai stato rivelato. Riuscire a osservarlo, e quindi a verificarne l’esistenza, consentirebbe non solo di determinare la massa dei neutrini, ma anche di dimostrare la loro eventuale natura di particelle di Majorana, fornendo una possibile interpretazione della prevalenza della materia sull’antimateria nell’universo. Il doppio decadimento beta è un processo per cui, all’interno di un nucleo, due neutroni si trasformano in due protoni, emettendo due elettroni e due anti neutrini. Nel doppio decadimento beta senza emissione di neutrini non vi è appunto emissione di neutrini, poiché uno degli antineutrini si è trasformato, all’interno del nucleo, in neutrino. Il Modello Standard prevede che i neutrini siano esclusi da questa trasformazione ma, se come ipotizzato negli anni ’30 del secolo scorso dal fisico italiano Ettore Majorana i neutrini e gli antineutrini fossero due manifestazioni della stessa particella, come le due facce di una stessa moneta, la transizione tra materia e antimateria risulterebbe possibile. Questo fenomeno, seppur attualmente raro, potrebbe esser stato frequente nell’universo primordiale immediatamente dopo il Big Bang e aver determinato la prevalenza della materia sull’antimateria.
CUORE è frutto di una collaborazione internazionale formata da circa 157 scienziati provenienti da trenta Istituzioni in Italia, USA, Cina, Spagna e Francia. Per l’INFN partecipano le sezioni di Milano Bicocca, Bologna, Genova, Padova, Roma La Sapienza, e i Laboratori Nazionali INFN del Gran Sasso, di Frascati e di Legnaro.

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Una componente sconosciuta della Via Lattea

Astronomers using the VISTA telescope at ESO’s Paranal Observatory have discovered a previously unknown component of the Milky Way. By mapping out the locations of a class of stars that vary in brightness called Cepheids, a disc of young stars buried behind thick dust clouds in the central bulge has been found. This diagram shows the locations of the newly discovered Cepheids in an artist’s rendering of the Milky Way. The yellow star indicates the position of the Sun.Una componente della Via Lattea prima sconosciuta. E' quanto hanno scoperto alcuni astronomi utilizzando il telescopio VISTA all'Osservatorio dell'ESO al Paranal. Mappando le posizioni di alcune stelle variabili appartenenti alla classe nota come Cefeidi, hanno trovato, nel rigonfiamento centrale, un disco di stelle giovani nascosto dietro a spesse nubi di polvere Continue reading

EXOMARS, A BORDO NUOVO STRUMENTO ITALIANO TARGATO ASI E INFN

exomarsaIn attesa di vedere il primo uomo saltellare sulla polvere ossidata di Marte, l'Europa si prepara a sbarcare sul Pianeta Rosso, nel 2016, con la missione robotica ExoMars dell’European Space Agency (ESA). Una missione in cui l'Italia ha un ruolo centrale che si arricchisce ulteriormente in questi giorni. Sale, infatti, a bordo il microriflettore laser INRRI (INstrument for landing-Roving laser Retroreflector Investigations) dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), realizzato con la supervisione scientifica di Simone Dell’Agnello, fisico dei Laboratori Nazionali di Frascati (LNF) dell’INFN.

Dopo aver superato con successo tutti i test previsti, lo strumento è stato consegnato a tempo di record ed è stato da poco installato sul modulo di discesa marziano ExoMars EDM (Entry, descent and landing Demonstrator Module) battezzato Schiaparelli, dal nome dell'astronomo italiano Giovanni Schiaparelli, che disegnò la prima mappa del Pianeta Rosso. INRRI diventerà il primo bersaglio laser passivo sulla superficie marziana e il primo oltre la Luna. Dovrebbe inoltre essere l’antesignano di una serie di microriflettori portati da futuri Lander o Rover, che assieme formeranno un Mars Geo/physics Network (MGN): una rete di punti di riferimento per misure di geodesia di Marte e test di Relatività Generale. A lungo termine, MGN potrebbe diventare una rete di posizionamento di precisione simile a quella dei retroriflettori laser delle missioni Apollo e Lunokhod sulla Luna.

La missione ExoMars è stata ideata per indagare eventuali tracce di vita, passata o presente, su Marte. Il modulo Schiaparelli sarà lanciato nel mese di marzo del 2016 e, dopo un viaggio di circa 7 mesi, si poserà sulla superficie del Pianeta Rosso. Inizierà, quindi, le analisi scientifiche con la stazione meteo DREAMS (Dust characterization, Risk assessment and Environment Analyser on the Martian Surface). Si tratta di un altro strumento italiano, realizzato dall’ ASI con il supporto ingegneristico del CISAS (Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali “G.Colombo”) e la guida scientifica dell’Osservatorio di Napoli.

Al contrario, INRRI, essendo uno strumento passivo, potrà continuare a operare per molti anni dopo la breve vita di EDM e dei suoi strumenti attivi. Sarà, quindi, l’unico sopravvissuto della missione, tenendo in vita la memoria di Schiaparelli e prolungando l’effetto positivo di ExoMars per tutti. Non è escluso, infine, che INRRI possa essere anche usato come nuovo punto di riferimento geodetico primario e di precisione di Marte: una sorta di Greenwich marziano.

NEW ITALIAN INSTRUMENT BY ASI AND INFN ON BOARD EXOMARS 

While waiting to see the first man walk on the oxidised powder surface of Mars, Europe is preparing to land on the Red Planet in 2016 with the robotic ExoMars mission by the European Space Agency (ESA). A mission in which Italy is playing a key role that will be becoming increasingly important in the next few days, as the INRRI (INstrument for landing-Roving laser Retroreflector Investigations) laser micro-reflector developed by the Italian Space Agency (ASI) together with the National Institute for Nuclear Physics (INFN) with scientific direction by Simone Dell'Agnello, physicist from the INFN's National Laboratories of Frascati (LNF), is loaded on board.

After passing all the necessary tests, the instrument was delivered in record time and has just been installed on the Martian descent module ExoMars EDM (Entry, descent and landing Demonstrator Module) named Schiaparelli after Italian astronomer Giovanni Schiaparelli, who drew the first map of the Red Planet. INRRI will be the first passive laser reflector on the surface of Mars and the first to go further than the moon. It should also be the first of a series of micro-reflectors carried on board future landers or rovers, that will go together to form a Mars Geophysical Network (MGN): a network of reference points for taking geodesic measurements and conducting General Relativity tests on Mars. In the long term, MGN could become a precision positioning network similar to that created using laser retro-reflectors on the Apollo and Lunokhod moon missions.

The ExoMars mission was designed to investigate possible traces of life, past or present, on Mars. The Schiaparelli module will be launched in March 2016, and will land on the surface of the Red Planet after a journey of around seven months. Scientific analyses will therefore begin with the DREAMS (Dust characterization, Risk assessment and Environment Analyser on the Martian Surface) weather station. This is another Italian instrument, developed by ASI with engineering support from CISAS (“G.Colombo” University Space Activities and Research Centre) and the scientific direction by Naples Observatory.

In contrast, as a passive instrument, the INRRI will be able to continue working for years after the short life of the EDM and its active instruments. It will therefore be the only survivor of the mission, keeping Schiaparelli's memory alive and extending the positive effect of ExoMars for everyone. Lastly, the INRRI could possibly be used as a new primary precision geodetic reference point on Mars: a sort of Martian Greenwich.

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MEET LHC NELLA STAZIONE DI BOLOGNA

IMG 7517 low3Forse non tutti sanno che gli scienziati italiani, in particolare quelli dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), hanno contribuito in modo determinante all’avventura del superacceleratore LHC del CERN di Ginevra e alla scoperta del bosone di Higgs. Fino al 23 novembre lo si potrà scoprire nella stazione Alta Velocità di Bologna grazie all’installazione Meet LHC. 60 anni di Italia al CERN, organizzata dalla Sezione INFN di Bologna, in collaborazione con Grandi Stazioni e Rete Ferroviaria Italiana, società entrambe del Gruppo FS Italiane. Con l’installazione Meet LHC. 60 anni di Italia al CERN, l’INFN offre ai visitatori l’occasione di ammirare la complessità degli apparati sperimentali e di approfondire, attraverso un percorso fotografico, la storia di questo celebre laboratorio, in cui lavorano persone di ogni nazionalità, a testimoniare come la scienza sia strumento di pace.

Il percorso fotografico mette l’accento sull’importante contributo che l’Italia, grazie all’INFN, ha fornito per il raggiungimento dei successi del CERN. L’installazione è stata inaugurata con l’aperitivo scientifico “Sempre più veloci”, un confronto sulle velocità raggiungibili dall’uomo nell’infinitamente piccolo da un lato e nei trasporti dall’altro. All’incontro, moderato dal noto conduttore televisivo, giornalista e attore bolognese, Giorgio Comaschi, hanno partecipato Antonio Zoccoli della giunta esecutiva dell’INFN e Eugenio Fedeli, Direttore Produzione Bologna di Rete Ferroviaria Italiana.

“La scelta di un luogo, come la grande stazione sotterranea di Bologna, per l'installazione Meet LHC ha un’importanza particolare - ha commentato Antonio Zoccoli - della giunta esecutiva dell’INFN. " Da una parte, infatti, i tunnel in cui passano i treni ad alta velocità ricordano molto quelli dell'acceleratore LHC in cui i protoni si muovono a velocità vicine a quelle della luce, le più alte mai raggiunte finora, prima di scontrarsi. Dall'altra la stazione è sempre stata identificata come il luogo di partenza di lunghi viaggi e mi piace quindi accostarla con i nostri laboratori di ricerca da cui noi intraprendiamo i nostri viaggi verso i limiti della conoscenza – ha concluso Zoccoli.

"Accostare le attività di ricerca dell’INFN all’Alta Velocità ferroviaria è motivo di orgoglio per il Gruppo FS Italiane – ha sottolineato Eugenio Fedeli, Direttore Territoriale Produzione Bologna di RFI. I treni non raggiungeranno mai la velocità delle particelle, ma già oggi le Ferrovie italiane utilizzano, nella gestione del traffico ferroviario, sugli oltre 16.700 km di rete nazionale e a bordo della flotta dei treni, sistemi di supervisione e controllo il cui livello tecnologico è pari a quello in uso in avionica, nell’aerospaziale e nelle centrali nucleari. Sistemi che consentono ai treni velocità commerciali fino a 300 chilometri orari. Il Gruppo FS Italiane infatti, primo in Europa, ha adottato l’Ertms/Etcs che l’Unione Europea ha indicato quale linguaggio interoperabile comune per tutte le ferrovie comunitarie. Grande anche è l’impegno – ha concluso Fedeli – per rendere le stazioni italiane vere e proprie nuove “piazze della città”. Con l’installazione Meet LHC. 60 anni di Italia al CERN vogliamo offrire alle migliaia di viaggiatori, che ogni giorno utilizzano la nuova stazione AV di Bologna, un momento di approfondimento e conoscenza scientifica".

Per informazioni su Meet LHC. 60 anni di Italia al CERN clicca qui.

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Dallo spazio alla radiobiologia

foto gruppo TifpaInaugurata a Trento la nuova sede del TIFPA, centro unico in Italia per la capacità di coniugare ricerca di base e applicazioni tecnologiche di frontiera. Nei tre anni di attività ha avviato vari progetti di ricerca spaziale e i lavori per un laboratorio di eccellenza in fisica medica e radiobiologia presso il centro di protonterapia, attraendo verso Trento molti ricercatori dall’estero Continue reading

DA TRENTO ALLO SPAZIO: LA RICERCA TARGATA TIFPA

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO. Inaugura oggi a Trento la nuova sede del TIFPA, centro unico in Italia per la capacità di coniugare ricerca di base e applicazioni tecnologiche di frontiera. Nei tre anni di attività ha avviato vari progetti di ricerca spaziale e i lavori per un laboratorio di eccellenza in fisica medica e radiobiologia presso il centro di protonterapia, attraendo verso Trento molti ricercatori dall’estero.

Dalla ricerca in fisica fondamentale allo sviluppo di tecnologie di frontiera da impiegare in missioni spaziali, o nelle applicazioni per la salute come la protonterapia per la cura dei tumori, o nei settori della fotonica e del supercalcolo. È questa la carta d’identità del Trento Institute for Fundamental Phisycs and Application (TIFPA), il Centro Nazionale dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), nato nel 2013 in collaborazione con l’Università di Trento, la Fondazione Bruno Kessler (FBK) e l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento (APSS) e unico in Italia per la capacità di integrare ricerca di base, trasferimento tecnologico e innovazione, creando sinergie e potenziando le competenze d’avanguardia già presenti negli enti che l’hanno costituito.

Il TIFPA, che oggi inaugura la nuova sede presso il Dipartimento di Fisica dell’università di Trento, si avvale di infrastrutture quali il Centro Materiali e Microsistemi, il centro di fisica teorica ECT di FBK e il nuovo acceleratore per la protonterapia oncologica gestito da APSS che sta attualmente trattando pazienti, anche pediatrici, con grande successo. Dall’aprile 2015 il TIFPA è guidato dal fisico Marco Durante, esperto di fama mondiale nel campo della fisica medica e biofisica, già direttore del dipartimento di biofisica al GSI di Darmstadt (Germania) e rientrato in Italia per ricoprire il prestigioso incarico.

“Il centro è attivo su più fronti e ha già portato a Trento finanziamenti ESA per studiare come proteggere, dalle radiazioni provenienti dal Sole e dallo spazio (raggi cosmici), gli astronauti impegnati in lunghe missioni, come ad esempio quelle possibili in futuro su Marte”, commenta Marco Durante, direttore del TIFPA. “Inoltre sono in corso i lavori presso il centro di protonterapia, dove presto sarà ultimato un laboratorio avanzato per la ricerca pre-clinica in radioterapia con ioni e applicazioni dei fasci di protoni in ambito industriale e spaziale”, conclude Durante.

“Il TIFPA è un buon frutto del sistema della ricerca trentino. Un sistema che ha successo perché si basa sulla cooperazione tra Università, fondazioni e partner di rilievo, come l’INFN, e perché riconosce e dà valore all’alta qualità dei suoi ricercatori.  Un sistema che può contare sul sostegno convinto della Provincia autonoma di Trento. Finanziamenti consistenti e stabili oltre a infrastrutture all’avanguardia che ci incoraggiano a raggiungere obiettivi scientifici di rilievo internazionale. L’internazionalizzazione dell’Ateneo è evidente in molti ambiti di ricerca, non solo in questo. Ma è soprattutto nella fisica che si trovano alcune delle aree di ricerca per noi più promettenti, come quella portata avanti dal TIFPA”. dichiara Paolo Collini, Rettore dell’Università degli Studi di Trento.

"Una delle attività principali di TIFPA è lo sviluppo di sensori per molteplici applicazioni, dal campo biomedicale fino al settore dello spazio. In questo ambito il Centro Materiali e Microsistemi di FBK ed INFN collaborano ormai da molti anni con risultati di eccellenza internazionale. TIFPA potrà essere un importante strumento per rafforzare ulteriormente la collaborazione, ottimizzare le interazioni ed essere più competitivi sullo scenario internazionale, sia nella ricerca che nelle ricadute industriali”, commenta Andrea Simoni, Segretario generale Fondazione Bruno Kessler.

"La Provincia autonoma di Trento - ha detto l'assessore provinciale alla ricerca Sara Ferrari - ha investito e continua a investire con convinzione risorse ed energie in ricerca e formazione perché considera questi strumenti, oggi, più che mai indispensabili anche per lo sviluppo locale. Il Tifpa e' ad oggi uno degli esempi più importanti dei risultati che si possono raggiungere se i diversi attori della ricerca trentina fanno sistema e si rapportano ad una grande realtà nazionale come l'Infn, valorizzando il patrimonio presente sul nostro territorio in termini di risorse umane e anche di infrastrutture tecnologhe".

Contatti
INFN Ufficio comunicazione
Eleonora Cossi – eleonora.cossi@presid.infn.it;
06.6868162; 345.2954623

TIFPA
Marta Perucci - marta.perucci@tifpa.infn.it
0461-282962

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LE NUOVE NOMINE DEL MIUR NEGLI ENTI DI RICERCA

miurIl Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha firmato i decreti di nomina dei nuovi Presidenti e di alcuni nuovi consiglieri d’amministrazione e membri di Consiglio Direttivo di designazione MIUR degli Enti di Ricerca, in sostituzione di quelli in uscita per scadenza del proprio mandato negli scorsi mesi. Entrano così a far parte del Consiglio Direttivo dell’INFN, Maurizio Biasini e Fabio Zwirner, quest’ultimo diventa anche membro della Giunta Esecutiva dell’INFN. Inoltre, Eugenio Coccia (INFN e Gran Sasso Science Institute, GSSI), Giovanni Batignani (sezione INFN di Pisa) e Pierangelo Marcati (GSSI) sono stati nominati nel Consiglio di Amministrazione rispettivamente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), del Museo Storico della Fisica e Centro di Studi e Ricerche "Enrico Fermi" e dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica (INDAM). “Auguri a chi ha lasciato l’incarico e ancor di più a chi inizia il proprio mandato, - dichiara il Ministro Giannini, sottolineando che sono state fatte nomine coerenti con la valorizzazione del merito - nella piena consapevolezza che questo atto testimonia l’attenzione che il Governo ha per un settore che considera strategico per il Paese”.

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Fabio Zwirner, Giunta Esecutiva INFN

Laureato in fisica a Padova, ha conseguito il dottorato di ricerca alla SISSA di Trieste. È stato poi post-doctoral fellow all’Università di California a Berkeley, membro per vari anni dello staff scientifico del CERN di Ginevra, dirigente di ricerca dell’INFN nella Sezione di Padova, professore ordinario all’Università di Roma La Sapienza. Dal 2005 è professore all’Università di Padova. Ha fatto parte del  Scientific Policy Committee del CERN per sette anni e lo ha presieduto nel triennio 2011-13. È membro del comitato editoriale delle riviste scientifiche internazionali JHEP e Nuclear Physics B (Proc. Suppl.). Fa parte del Consiglio Scientifico dello European Research Council (ERC) e presiede come rappresentante del MIUR lo Steering Committee dell’International Center for Theoretical Physics (ICTP) di Trieste. La sua ricerca, riassunta in oltre 100 pubblicazioni, ha riguardato vari aspetti della teoria e della fenomenologia delle interazioni fondamentali, tra cui la fisica elettrodebole e del bosone di Higgs, la supersimmetria, l’unificazione della gravità con le altre interazioni. Dal 2015 è membro della "Academia Europaea".

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Maurizio Biasini, Condiglio Direttivo INFN

Ha da poco concluso il suo incarico come Addetto Scientifico nei settori della ricerca, dell’ambiente e delle telecomunicazioni con speciale attenzione a CERN, Organizzazione Mondiale Meteorologia (WMO), Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) presso la Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite e altre Organizzazioni Internazionali a Ginevra, in Svizzera. È professore all’Università di Perugia e lavora all’esperimento CMS all’acceleratore LHC del CERN. La sua attività di ricerca si è sempre svolta nel campo della fisica delle particelle elementari, in particolare nello studio sperimentale delle interazioni fondamentali con esperimenti agli acceleratori. Ha lavorato all’esperimento Babar presso lo Stanford Linear Accelerator Center, negli Stati Uniti, all’esperimento RAPID per lo sviluppo di un dosimetro in tempo reale, all’esperimento L3 all’acceleratore LEP del CERN, per i quali ha rivestito anche incarichi manageriali e di responsabilità, così come nel settore dell’alta formazione. È co-autore di oltre 600 pubblicazioni e relatore a circa 15 conferenze internazionali.

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Eugenio Coccia, CDA INAF

È direttore del Gran Sasso Science Institute (GSSI) e professore ordinario all'Università di Roma Tor Vergata. È un fisico sperimentale nel campo astroparticellare, con un interesse principale per la ricerca delle onde gravitazionali. Si è laureato in fisica a Roma, nel gruppo di Edoardo Amaldi e Guido Pizzella, è stato fellow al CERN, ricercatore e professore associato all'Università di Roma Tor Vergata. Ha trascorso vari periodi di attività di ricerca al CERN, dove è stato responsabile dell'esperimento Explorer, presso il Laboratorio Kamerlingh Onnes a Leida e ai Laboratori INFN di Frascati, dove guida l'esperimento Nautilus. Partecipa dal 2006 all'esperimento VIRGO a Pisa.
È stato direttore dei LNGS, Presidente della Società Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione e Presidente della commisione scientifica INFN sulla fisica astroparticellare. Tra i ruoli internazionali, va segnalata la Presidenza del Gravitational Wave International Committee. E' inoltre membro del Consiglio della Società Italiana di Fisica e del Comitato degli Esperti per la Politica della Ricerca. Nel 2012 è stato insignito della Medaglia Occhialini dall’Institute of Physics (IOP) e dalla Società Italiana di Fisica. Dal 2015 è membro della "Academia Europaea".

batignani Giovanni Batignani, CDA Centro Fermi

Nato nel 1956 a La Spezia, nel 1978 si laurea in fisica con lode presso Università di Pisa e consegue il diploma di licenza della Scuola Normale Superiore. È stato borsista presso la SISSA di Trieste dove consegue il titolo di “magister” nel 1982. Nel 1984 diventa ricercatore presso la sezione INFN di Pisa e nel 1992 professore associato presso la Facoltà di Ingegneria di Pisa. Dal 2002 è professore ordinario presso il dipartimento di Fisica dell’Universita’ di Pisa. È stato coordinatore della Commissione Scientifica I dell'INFN e direttore della sezione di Pisa dell"INFN. La sua attivita’ di ricerca scientifica, ricca di  oltre 600 pubblicazioni,  ha riguardato la fisica fondamentale delle particelle elementari nel settore dei quark pesanti (quark b-beauty e c-charm) ed il relativo sviluppo di tecniche e strumenti di rivelazione con particolare riferimento ai sensori di radiazione ionizzante su silicio.
Ha iniziato la sua carriera lavorando nelle collaborazioni NA1 ed NA7 per la misura della vita media dei mesoni charmati e del fattore di forma elettromagnetico del pione carico e nella collaborazione ALEPH per la misura della fisica elettrodebole al LEP di Ginevra.  Ha proseguito negli esperimenti BABAR al collisore PEP-II (Stanford, CA) per lo studio della fisica fondamentale (simmetria materia-antimateria, flavour physics). Attualmente partecipa agli esperimenti Belle2, in preparzione per l’istallazione a KEK in Giappone,  e Darkside, quest’ultimo dedicato alla ricerca della materia oscura ai laboratorii nazionali INFN del Gran Sasso.

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Pierangelo Marcati, CDA INDAM

Laureato con lode in Scienze Matematiche a Roma, è stato fellow al CNR e professore in varie Università italiane e presso l' Universita' del Maryland College Park, professore visitatore a Stanford, Princeton IAS, MIT e Cambridge UK e ha diretto diversi programmi di ricerca europei. Attualmente è professore ordinario all’Università dell’Aquila e coordinatore del dottorato in Matematica del Gran Sasso Science Institute (GSSI). È  stato membro del comitato dei direttore del ERCOM e dell’INDAM e membro del comitato per la Matematica Applicata della European Mathematical Society. Ha collaborato con OECD - OCSE nel panel Industrial Mathematics. È stato invited speaker a numerosissime conferenze internazionali ed è autore di libri e di quasi un centinaio di articoli scientifici.

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