MORTO CESARE VOCI, FISICO DELL’INFN E PROFESSORE EMERITO A PADOVA
Cesare Voci è scomparso nella notte tra il 27 e il 28 gennaio all’età di 74 anni per una crisi cardiaca. Fisico all’INFN e professore emerito all’Università di Padova, con i suoi brillanti lavori nell’ambito della fisica subnucleare e la sua dedizione all’attività di ricerca è stato protagonista della storia dell’INFN e rappresentava una delle colonne portanti del Bo. “Con profonda tristezza ho appreso della scomparsa del professor Voci, – commenta Fernando Ferroni, presidente dell’INFN – ricordo un amico e un maestro che tanto ha fatto per il nostro Istituto con la sua saggezza”. Di origini sicule, si era laureato in fisica nell’ateneo patavino nel 1962, ordinario dal 1980, aveva diretto la sezione INFN di Padova dal 1991 al 1997, e il dipartimento di Fisica Galileo Galilei dal 1997 al 2003. Aveva quindi ricevuto l’incarico di prorettore e poi di delegato alla didattica e al budget docenza. La sua carriera di luminare della fisica è testimoniata dalle sue numerose pubblicazioni e dagli incarichi di prestigio e di responsabilità ricoperti in vari esperimenti dell’INFN, in particolare ai Laboratori Nazionali di Frascati, e nell’ambito di grandi collaborazioni e laboratori internazionali, come il Cern di Ginevra, Desy ad Amburgo e Slac a Stanford. L’ultimo saluto al professor Voci avrà luogo nello storico cortile del Bo il 30 gennaio con il rito funebre dell’alzabara.
LHC A PIAZZA DI SPAGNA
COMUNICATO STAMPA: Per una settimana, dal 29 gennaio al 4 febbraio, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), in collaborazione con il CERN, porta LHC, l’acceleratore che ha permesso ai fisici di scoprire il bosone di Higgs, in piazza Mignanelli (adiacente a piazza di Spagna), a Roma. Poco lontano da dove in Italia è nata la lunga tradizione della fisica delle particelle, grazie alle ricerche dei celebri “ragazzi di via Panisperna”, che hanno gettato le basi per la nascita del CERN e dell’INFN stesso.
Con l’installazione MEET LHC – 60 anni di Italia al CERN, l’INFN offre ai visitatori l’occasione di ammirare la complessità degli apparati sperimentali e di approfondire, attraverso un percorso fotografico, la storia di questo celebre laboratorio, in cui lavorano persone di ogni nazionalità, a testimoniare che la scienza è strumento di pace. Il percorso fotografico mette l’accento sull’importante contributo che l’Italia, grazie all’INFN, ha fornito per il raggiungimento dei successi del CERN. Tra gli oggetti esposti anche un componente originale del superacceleratore LHC, che in primavera riprenderà la sua attività di ricerca.
Nato a Ginevra nel 1954, il CERN è oggi il più importante centro di ricerca al mondo in fisica delle particelle, dove lavorano migliaia di persone di ogni nazionalità, di cui circa 1700 sono italiani. La sua storia segna la storia della fisica moderna e contemporanea. E il contributo degli italiani è stato di fondamentale importanza. Tra i fondatori, nel 1954, c’era Edoardo Amaldi, uno dei “ragazzi di via Panisperna”. È stato l’italiano Carlo Rubbia, nel 1984, a vincere il Premio Nobel per la scoperta dei bosoni W e Z. È stata sempre un’italiana, Fabiola Gianotti (oggi direttore designato del CERN), ad annunciare la più recente scoperta del bosone di Higgs. E molti sono gli italiani che hanno rivestito o rivestono tutt’ora ruoli chiave e incarichi di responsabilità al CERN. Questi risultati sono stati possibili grazie anche all’impegno dell’INFN, che ha sempre condotto ricerche di punta e goduto di grande prestigio a livello internazionale. L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla collaborazione del Comune di Roma. (c.p.)
Continue readingL’INFN GUIDA LA CLOUD PER LA RICERCA EUROPEA
E’ stato approvato nell’ambito di Horizon 2020 il progetto INDIGO – DataCloud, che finanzierà lo sviluppo di una piattaforma software di tipo Cloud destinata alla ricerca scientifica, con 11 milioni di euro in 30 mesi. Con INDIGO, che sarà coordinato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), per la prima volta 22 istituzioni scientifiche di primo piano e 4 grandi aziende degli 11 paesi coinvolti si sono associati, collegando i principali sviluppatori e provider europei per realizzare una piattaforma Cloud che risponda alle esigenze specifiche di ricercatori in un ampio spettro di discipline. Il mondo della ricerca europea lavora in realtà da molti anni alla costruzione di un’infrastruttura di calcolo distribuita e condivisa, la European Grid Infrastructure – EGI, che interconnette attraverso tecnologie di Grid Computing centinaia di centri di calcolo in tutta Europa e che è stata realizzata per immagazzinare, distribuire e analizzare, tra gli altri, i centinaia di milioni di Gigabyte di dati scientifici prodotti dal Large Hadron Collider (LHC) del CERN. La nuova iniziativa, che si basa però al modello del Cloud computing, consentirà di effettuare un passo in avanti decisivo verso la realizzazione di una infrastruttura di calcolo a livello europeo più flessibile e in grado di meglio soddisfare le esigenze di un numero molto maggiore di diversi settori di ricerca. La costruzione della Grid in effetti aveva come obiettivo primario la condivisione delle risorse di calcolo, in vista di un compito estremamente complesso, come l’analisi dei dati di LHC. “Con questo progetto - spiega Davide Salomoni dell’INFN-CNAF di Bologna e principal investigator di INDIGO - i nostri sforzi si concentreranno sulla costruzione di una piattaforma software, che sarà completamente gratuita e open-source e che potrà operare su infrastrutture di rete sia pubbliche che private. Si potrà così rispondere allo stesso tempo alle esigenze di calcolo, elaborazione o archiviazione dati di ricercatori di discipline molto diverse, senza dover riscrivere ogni volta i software da zero, attraverso l’utilizzo di funzionalità comuni fornite dalla piattaforma INDIGO.” In sostanza i ricercatori avranno a disposizione uno strumento con cui accedere in modo semplice a risorse di calcolo e di archiviazione condivise e portare così a termine i calcoli e le elaborazioni più complesse, che non potrebbero svolgere con pochi computer o con il solo centro di calcolo del proprio laboratorio o ente. Partecipano con grandi aspettative al progetto, ad esempio, gruppi di ricerca di punta in ambito biomedico, che studiano le strutture proteiche con applicazioni nella diagnosi di malattie o di sintesi di nuovi farmaci. La piattaforma INDIGO, inoltre, potrà essere molto utile anche per la gestione dei dati di grandi archivi di opere museali o di cataloghi bibliotecari. In futuro inoltre potrebbe consentire ai laboratori e centri di calcolo di integrare le proprie risorse con quelle di provider esterni, ottimizzando in tal modo l’utilizzo delle risorse e diminuendone i costi. In questi casi si porranno nuovi problemi di gestione della sicurezza e della privacy dei dati, per cui verranno sviluppate soluzioni ad hoc, vista l'importanza di queste problematiche per la ricerca fondamentale, rilevanza ancora maggiore in ambito biologico e medico. “Ad ogni modo il nostro obiettivo - conclude Salomoni - è fornire alle comunità dei ricercatori europei uno strumento in grado di aumentare le loro possibilità di accesso ad infrastrutture informatiche distribuite. E in questo modo potenziare la capacità degli scienziati europei di ogni settore di risolvere problemi e arrivare a nuove scoperte.” INDIGO ha come partner industriali quatto grandi aziende europee dell’ICT: l’italiana Santer Reply, la tedesca T-Systems, la multinazionale Atos e la spagnola Indra. Nell’ambito di Horizon 2020, l’INFN partecipa anche a un altro grande progetto europeo recentemente approvato dalla commissione europea, EGI-Engage, che ha l’obiettivo di allargare e rafforzare l’infrastruttura di calcolo della ricerca europea attualmente esistente. E’ particolarmente significativo come, oltre a INDIGO, anche il principal investigator del progetto EGI-Engage sia un' italiana dell’INFN, Tiziana Ferrari. A testimoniare ancora una volta la validità e competitività del nostro Paese nell’ambito delle nuove tecnologie informatiche. L'iniziativa europea in questo settore verrà presentata anche ai media e al mondo della ricerca statunitensi nell’ambito della conferenza annuale della American Association for Advancement in Science (AAAS) a San Jose in California a febbraio 2015. (v.n.)
A VALERIO IPPOLITO E LUCA MARTINI IL PREMIO CONVERSI
Valerio Ippolito e Luca Martini sono i vincitori dell’edizione 2014 del premio nazionale “Marcello Conversi” rivolto agli associati INFN che si sono dottorati nell’ultimo anno con una tesi nel campo della fisica subnucleare. La cerimonia di consegna si è svolta il 19 gennaio a Roma nella sede della presidenza dell’INFN. Il premio di questa edizione va a Valerio Ippolito della sezione Roma 1 con una tesi sulla “misura delle proprietà del bosone di Higgs nel canale di decadimento in quattro leptoni nell’esperimento ATLAS” e a Luca Martini della sezione di Pisa con una tesi sul “decadimento raro del mesone Bs in 2 muoni nell’esperimento CMS”. L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare con questo premio annuale intende ricordare la figura di Marcello Conversi (1917-1988), insigne fisico che insieme a Ettore Pancini e Oreste Piccioni svolse negli anni della seconda guerra mondiale un esperimento fondamentale che portò alla scoperta del muone e che segnò di fatto la nascita della fisica delle alte energie. (e.c.)
ALLEANZA IN DIFESA DELL’AMBIENTE E DELLA FAUNA MARINA
Un importante accordo di collaborazione è stato firmato il 16 gennaio tra l’INFN, l’Università di Catania e la Direzione Marittima di Catania: servirà a favorire lo svolgimento di attività interdisciplinari di interesse comune nel campo della ricerca e del monitoraggio, del controllo e della tutela dell’ecosistema marino e costiero, con una attenzione particolare allo Ionio Sud Occidentale. Le tre Istituzioni, nell’ambito delle loro rispettive aree di competenza, si impegnano così ad attuare un programma per rendere fruibili reciprocamente i dati sul monitoraggio del traffico mercantile così da poterli confrontare con i dati rilevati dagli osservatori sottomarini per lo studio dei neutrini, installati davanti al porto di Catania e a largo di Portopalo di Capo Passero. L’obiettivo finale è favorire lo sviluppo di competenze integrate e multidisciplinari a favore dell’intero sistema della ricerca e di altri settori di interesse pubblico, come il monitoraggio dell’ambiente e della fauna marina per la prevenzione e repressione di fenomeni di inquinamento.
“L’iniziativa gode del supporto di due grandi infrastrutture di ricerca europee, EMSO (European Multidisciplinary Seafloor) e KM3NeT (Cubic Kilometre Neutrino Telescope)”, spiega Giacomo Cuttone, direttore dei Laboratori Nazionali del Sud (LNS) dell’INFN che svolgono un ruolo fondamentale in entrambi i progetti. “EMSO e KM3NeT forniscono l’uso delle strutture hardware e software degli osservatori abissali installati presso le infrastrutture sottomarine cablate al largo di Catania e di Portopalo di Capo Passero”.
“La prima stazione acustica sottomarina denominata ONDE (Ocean Noise Detection Experiment) - ricorda Giorgio Riccobene, ricercatore dei LNS da anni impegnato anche negli aspetti multidisciplinari delle ricerche condotte con gli osservatori di neutrini - è stata realizzata nel 2005 nel sito test a 25 km al largo del porto di Catania, in collaborazione con i ricercatori dell’INGV, dell’Università di Pavia e dell’Università La Sapienza di Roma”. “Proseguita con l’esperimento SMO (Submarine Multidisciplinary Observatory), attraverso l’installazione di un’antenna acustica a 3500 m di profondità a largo di Capo Passero ha già dato riscontri scientifici molto significativi pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature”, conclude Riccobene.
L’AQUILA PER IL FUTURO
Avviare una pratica di condivisione delle conoscenze e promuovere la cooperazione sui progetti di sviluppo e coesione che le istituzioni, le associazioni e i singoli cittadini dell’Aquila hanno avviato, programmato o delineato. È questo obiettivo che si propone il ciclo di Forum sul tema L’Aquila del futuro. Progetti per la cultura, la scienza, la società, organizzati dal Gran Sasso Science Institute (GSSI). Il primo appuntamento è in programma venerdì 16 gennaio all’Auditorium del Parco dell’Aquila a partire dalle ore 9.30. Nel corso dell’incontro saranno presentati e discussi i progetti presentati per lo sviluppo della società aquilana. Inoltre il forum avrà fra i relatori Fabrizio Barca, economista già Ministro per la Coesione Territoriale, e ospiterà la tavola rotonda Il futuro dell’Aquila nel futuro dell’Abruzzo e dell’Italia con Paola De Micheli, sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze con delega per la ricostruzione dell’Aquila, Massimo Cialente, sindaco dell’Aquila e Luciano D’Alfonso presidente della Regione Abruzzo.
L’evento è aperto al pubblico.
Continue readingL’INFN AL FESTIVAL DELLE SCIENZE DI ROMA CON LO SPETTACOLO QUELLO CHE NON SO E L’INSTALLAZIONE MEET LHC
I grandi misteri della fisica delle particelle sono i protagonisti dello spettacolo-conferenza Quello che non so. Materia oscura, giocoleria e quadri di sabbia in jazz che l'NFN porta in scena venerdì 23 gennaio all’Auditorium Parco della Musica di Roma in occasione della decima edizione del Festival delle Scienze di Roma dedicata quest’anno a L’ignoto. Dal palcoscenico i fisici Fernando Ferroni (presidente dell’INFN), Antonio Masiero (vicepresidente dell’INFN) e Camilla Maiani (ricercatrice del laboratorio francese CEA) e, in collegamento da Ginevra, Fabiola Gianotti (direttore designato del CERN) ci condurranno attraverso gli interrogativi più affascinanti della fisica contemporanea. Si parlerà di quello che ancora non sappiamo: delle grandi sfide della fisica del XXI secolo, che con esperimenti e tecnologie di frontiera indaga “misteri” come quelli della materia oscura, della ancor più sconosciuta energia oscura e dell’asimmetria tra materia e antimateria. E si parlerà anche di teorie e temi appassionanti e curiosi come l’esistenza di universi paralleli e la possibilità di viaggi nel tempo. Gli scienziati condivideranno la scena con lo scrittore Stefano Benni, voce narrante della serata, gli artisti Ivan Bert, alla tromba, Rémi Lasvenes, giocoliere e mimo della Compagnie Sans Gravité e Gabriella Compagnone, sand artist, per dare vita a uno spettacolo unico nel suo genere dedicato al grande pubblico. Condurrà la serata Marco Castellazzi (RAI).
Ma non è tutto. L’INFN, infatti, partecipa al Festival delle Scienze di Roma anche con l’installazione Meet LHC. 60 anni di Italia al CERN, visitabile nel Foyer della sala Sinopoli dell’Auditorium per tutta la durata della manifestazione. L’installazione è dedicata al superacceleratore del più grande laboratorio di fisica delle particelle al mondo, e al ruolo che la ricerca italiana ha svolto e tuttora svolge in questa grande impresa scientifica. Meet LHC, con la suggestione di grandi e spettacolari immagini retroilluminate dei quattro rivelatori di LHC, offrirà al pubblico l’occasione di ammirare la complessità degli apparati sperimentali utilizzati dai fisici per le loro ricerche. E offrirà anche un momento di approfondimento, attraverso un percorso fotografico, della storia del CERN di Ginevra, costellata di premi Nobel, invenzioni e scoperte epocali, come quella più recente del bosone di Higgs, ponendo l’accento sull’importante contributo che l’Italia, grazie all’INFN, ha fornito per il raggiungimento dei suoi successi.
L’ignoto è la decima edizione del Festival delle Scienze di Roma. La manifestazione, in programma all’Auditorium Parco della Musica di Roma, dal 22 al 25 gennaio è presentata da Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Codice. Idee per la Cultura.
Quello che non so. Materia oscura, giocoleria e quadri di sabbia in jazz
23 gennaio 2015, ore 21.00
Sala Petrassi
Biglietti: posto unico 2.00 €; biglietteria 06 80241281
Meet LHC. 60 anni di Italia al CERN
22 – 25 gennaio 2015
Foyer Sala Sinopoli
TAGLIO DEL NASTRO PER JUNO
Oltre 300 persone provenienti da quarantacinque istituzioni di 9 paesi hanno partecipato alla cerimonia per l’inizio dei lavori di scavo del Jiangmen Underground Neutrino Observatory (JUNO), tenutasi sabato 10 gennaio a Jiangmen, nella provincia del Guandong in Cina. JUNO, a cui l’Italia partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), sarà un gigantesco rivelatore sotterraneo di neutrini a scintillatore liquido e sfrutterà una tecnologia analoga a quella utilizzata dall’esperimento Borexino ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN.
L’esperimento avrà il compito di studiare la cosiddetta “oscillazione” dei neutrini, quel fenomeno per cui i neutrini, di cui sappiamo esistono tre tipi, “oscillano” mutando da un tipo in un altro. Il rivelatore (da programma) comincerà a prendere dati nel 2020 e dovrebbe rimanere in funzione per altri 20 anni.
“Si tratta di un esperimento ambizioso e molto difficile che ci permetterà di misurare un parametro cruciale della fisica del neutrino: il modo in cui la natura ne ha ordinato le masse”, commentata Fernando Ferroni, presidente dell’INFN, “Questo progetto arricchisce la collaborazione strategica tra INFN e IHEP che si sviluppa già nella fisica degli acceleratori e nello spazio” conclude Ferroni.
“In questa ambiziosa ed affascinante impresa l’INFN partecipa con un ruolo di primo piano”, commenta Gioacchino Ranucci della sezione di Milano e deputy spokesperson di JUNO, “contribuendo con l’esperienza tecnologica e scientifica maturata nella fisica underground presso il Laboratorio del Gran Sasso. JUNO costituisce, in particolare, un coerente proseguimento del pluriennale impegno dell’istituto nel settore delle oscillazioni di neutrino ambito in cui i fisici italiani dell’INFN vantano un ruolo di ruolo di leadership internazionale.
JUNO sarà, assieme a HYPER-KAMIOKANDE in Giappone e LBNF al FERMILAB, a cui partecipa l’INFN, uno dei tre grandi esperimenti con rivelatori giganti di neutrini, prodotti artificialmente in reattori o con acceleratori, che saranno costruiti nei prossimi anni. Della collaborazione JUNO, oltre a Cina e Italia, fanno parte anche Repubblica Ceca, Francia, Finlandia, Germania, Russia e Stati Uniti. (e.c)
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