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La scienza di Interstellar



A dicembre, ho partecipato a una puntata di Nautilus (la trasmissione di scienza che va in onda ogni sera alle 21 su Raiscuola) in cui si parlava delle teorie che hanno ispirato Interstellar. Qui sopra c'è un estratto di pochi minuti in cui ho provato a fare una carrellata delle principali idee su cui è basato il film. Nella puntata intera c'è molto altro: se avete mezz'ora libera, la trovate a questo link.
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L’uomo di Marte, ovvero un naufragio spaziale raccontato in modo credibile (altro che Gravity)

La prima pagina del copione de L'uomo di Marte, con disegno di Ridley Scott (dalla pagina FB di Andy Weir)

Durante le vacanze di Natale ho trovato finalmente un po' di tempo per leggere L'uomo di Marte. È un libro di fantascienza che racconta la storia di un astronauta dato erroneamente per morto dai suoi compagni di missione e lasciato da solo sulla superficie di Marte. Il libro è in larga parte il diario estremamente dettagliato e realistico dei tentativi del protagonista di sopravvivere e tornare sulla Terra: una lettura da supernerd, insomma, ma non solo, visto che il libro ha venduto uno sproposito di copie e Ridley Scott ne sta girando un film con un cast stellare. E pensare che l'autore, Andy Weir, inizialmente se lo era autopubblicato, prima a puntate su un blog e poi come ebook su Amazon. (La storia la racconta in questa intervista).

Il libro rende molto bene alcuni aspetti delle imprese spaziali che potrebbero sembrare ovvi ma che si tende a trascurare: per esempio la complessa gestione delle traiettorie orbitali, ma soprattutto il fatto che Marte è molto ostile, è lontano, ed è grande. Ci siamo andati molte volte, con le sonde e i rover, ma ne abbiamo percorso il suolo solo per qualche decina di chilometri, e nonostante abbiamo ormai mappe complete ad alta risoluzione della sua superficie, ritrovare qualcosa che è andato perduto lì sopra è complicato. Ne volete un esempio reale? Proprio l'altro ieri l'ESA ha annunciato di aver finalmente localizzato il lander Beagle-2: se ne erano perse le tracce mentre scendeva sul pianeta, ben undici anni fa.
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Il video della discesa di Huygens su Titano, 10 anni fa



Esattamente dieci anni fa (il 14 gennaio 2005) la sonda Huygens si è staccata dalla sonda-madre Cassini, in orbita intorno a Saturno, ed è scesa lentamente sulla superficie di Titano, la luna principale di quel sistema. Il filmato qui sopra è stato realizzato condensando in pochi minuti le foto prese durante la discesa, che è durata oltre due ore.

Titano è avvolto da una spessa atmosfera, opaca alla luce visibile. Il momento appena dopo il primo minuto di filmato, in cui si inizia a intravedere il suolo, è assolutamente emozionante.

Oggi sappiamo, grazie a Cassini/Huygens, che Titano è l'unico altro corpo del sistema solare, a parte la Terra, ad avere liquidi che scorrono sulla sua superficie, sebbene a quelle temperature (circa -180°C) non si tratti di acqua ma di miscele di etano, metano e propano.
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Un giorno tutto questo sarà nostro



Una delle cose più belle che abbia visto da un po' di tempo a questa parte: Wanderers, un cortometraggio che immagina momenti del nostro possibile futuro di colonizzatori dello spazio, tra una passeggiato sul ghiaccio di Europa e un giretto in jetpack tra gli anelli di Saturno. Ogni sequenza mostra luoghi realmente esistenti del Sistema Solare (a parte, ovviamente, le navi spaziali o le stazioni costruite dall'uomo) ricostruiti partendo da immagini reali o da modelli realistici: per avere una spiegazione dettagliata vi consiglio di guardare questa galleria. Il tutto, narrato dalla voce fuoricampo di Carl Sagan (presa dalla sua lettura di Pale Blue Dot).

Che vi devo dire: mi ritengo abbastanza fortunato da vivere in un'epoca in cui ho visto una sonda posarsi su una cometa, e una persona che conosco si trova in questo momento su una stazione spaziale. Ma vedendo queste immagini mi viene una nostalgia pazzesca di un futuro che non vedrò mai.
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Siamo scesi su una cometa


Ieri, per la prima volta nella storia dell'umanità, una sonda si è posata sulla superficie di una cometa. Dopo un inseguimento durato dieci anni, a mezzo miliardo di chilometri da qui, la sonda Rosetta ha depositato con successo il lander Philae sul nucleo della cometa Churyumov–Gerasimenko. Al momento gli strumenti scientifici stanno già raccogliendo dati importantissimi, ma resta da capire se la sonda sia in posizione stabile, dal momento che gli arpioni che avrebbero dovuto tenerla ancorata alla superficie ghiacciata parrebbero non aver funzionato (e sulla cometa, dove la gravità è molto più bassa che sulla Terra, la sonda "pesa" poco più di un grammo). In ogni caso si tratta di un'impresa straordinaria, che per qualche ora ci ha tenuto col fiato sospeso e ci ha ricordato quanto sia emozionante esplorare l'universo: congratulazioni al team di Rosetta!

E visto che credo che quello di ieri sia uno di quei giorni di cui, in futuro, potremo dire "io c'ero", copio qui sotto la piccola cronaca che ne ho fatto su Twitter.

Il capitano Kirk fa gli auguri al team di Rosetta, che oggi pomeriggio prova a far scendere una sonda su una cometa http://t.co/mHj11Cyx7B
— Amedeo Balbi (@amedeo_balbi) 12 Novembre 2014

Auditorium dell'ASI pieno, tutti in attesa della discesa di @Philae2014 sulla cometa pic.twitter.com/9IvHKSKVEm
— Amedeo Balbi (@amedeo_balbi) 12 Novembre 2014

Qui all'ASI si sente parecchio la tensione, @Philae2014 potrebbe toccare la cometa da un momento all'altro #CometLanding
— Amedeo Balbi (@amedeo_balbi) 12 Novembre 2014

A me anche il semplice fatto che ci stiamo provando, a scendere su una cometa, sembra pazzesco #CometLanding
— Amedeo Balbi (@amedeo_balbi) 12 Novembre 2014

Rosetta è già la prima missione a viaggiare assieme a una cometa. Tra un po' potrebbe essere anche la prima a toccarla #CometLanding
— Amedeo Balbi (@amedeo_balbi) 12 Novembre 2014

I segnali radio ci mettono 28 minuti per arrivare qui dalla sonda. Nel frattempo qui stanno tutti in apnea #CometLanding
— Amedeo Balbi (@amedeo_balbi) 12 Novembre 2014

Dicono che la conferma dovrebbe arrivare tra pochi minuti (ansia) #CometLanding
— Amedeo Balbi (@amedeo_balbi) 12 Novembre 2014

Applauso. @Philae2014 ce l'ha fatta, siamo su una cometa #CometLanding
— Amedeo Balbi (@amedeo_balbi) 12 Novembre 2014

Adesso facce preoccupatissime, mentre controllano i dati di telemetria. Fiato sospeso #CometLanding
— Amedeo Balbi (@amedeo_balbi) 12 Novembre 2014

Bisogna capire se e come è avvenuto l'ancoraggio #CometLanding
— Amedeo Balbi (@amedeo_balbi) 12 Novembre 2014

"We are sitting on the surface, Philae is talking to us". Occhi lucidi #CometLanding pic.twitter.com/35sr1NpfHg
— Amedeo Balbi (@amedeo_balbi) 12 Novembre 2014

Ma non siete anche voi felici di vivere in un'epoca in cui possiamo mandare una sonda su una cometa? #CometLanding
— Amedeo Balbi (@amedeo_balbi) 12 Novembre 2014
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Perché mi è piaciuto Interstellar


Premessa: il mio film preferito è 2001: Odissea nello spazio. L’ho rivisto, negli anni, un numero imprecisato di volte, e ogni volta mi sorprendo a scoprire dettagli nuovi o interpretazioni a cui non avevo pensato le volte precedenti. Questo per dire che, nonostante il confronto tra il film di Kubrick e Interstellar sia inevitabile (e, in un certo senso, sia sollecitato dalle citazioni che lo stesso Nolan ha consapevolmente disseminato nel suo film) è meglio togliere subito di mezzo la questione: per quanto mi riguarda, si tratta di un confronto improponibile. Stiamo parlando di due campionati differenti. Insomma, non credo che rivedrò Interstellar una seconda volta, e non penso che ci troviamo di fronte a un capolavoro di cui continueremo a parlare tra cinquant’anni. Detto questo, però, a me Interstellar è piaciuto. Da qui in poi proverò a spiegare perché, ma se ancora non l’avete visto e non volete sapere altro non proseguite oltre.

C’entra la scienza, naturalmente. Non tanto quella dei wormhole e dei buchi neri, anche se sentire improvvisamente un sacco di gente che parla di gravità quantistica e relatività generale fa piacere. E in effetti: quanti altri film hanno mostrato con tanto realismo una distorsione nello spaziotempo, una lente gravitazionale o le conseguenze della dilatazione del tempo? E quanti hanno usato questi concetti integrandoli davvero nella narrazione, come fa Interstellar, invece di appiccicarli in modo più o meno posticcio a una sceneggiatura che ne avrebbe potuto fare tranquillamente a meno? Si sente senza dubbio la mano di Kip Thorne, uno dei massimi esperti di gravità, e non solo nelle equazioni scritte sulla lavagna del professor Brand. (Nel caso a qualcuno sia venuta voglia di approfondire, c’è il classico e bellissimo libro dello stesso Thorne, Black Holes and Time Warps, tradotto anche in italiano, e il nuovo The Science of Interstellar).

Ma non è tanto questo, appunto. In Interstellar la scienza è protagonista in una maniera più sottile e, mi sembra, radicalmente diversa da ciò a cui ci hanno abituato simili prodotti di intrattenimento. In apparenza, la premessa di Interstellar è comune a tanti altri film del filone catastrofico-distopico: la Terra sta morendo, le cose vanno malissimo e l’eroe deve provare a salvare l’umanità. Un cliché talmente abusato che, quando sono apparsi i primi trailer, ho temuto il peggio. Quando però si guarda il film, ci si accorge che il punto di vista scelto da Nolan è insolito. Non sappiamo mai davvero cosa abbia causato la catastrofe che affligge il pianeta. Molti, per un riflesso condizionato, hanno pensato immediatamente al riscaldamento globale, ma la verità è che la ragione del disastro che sta rendendo progressivamente incoltivabile il pianeta non è mai dichiarata apertamente. Posso sbagliarmi, ma a me sembra che i pochi indizi che Nolan dissemina nella narrazione invitino a una interpretazione esattamente opposta al consueto schema che vede nell’umanità cattiva e nella tecnologia disumana la causa di tutte le sfortune. In ogni caso, quali che siano le cause iniziali che hanno innescato la catastrofe, è evidente che il risultato è una umanità che si è ripiegata su se stessa, perdendo qualunque spinta a immaginare il futuro. “Mi ricordo quando inventavamo una cosa nuova ogni giorno”, dice a un certo punto il suocero di Cooper, il protagonista. Il quale, a sua volta, reagisce di fronte alla comparsa di un vecchio drone rimasto in giro dall’epoca pre-catastrofe con l’entusiasmo di un ambientalista messo di fronte all’esemplare di una specie ritenuta estinta. (Continua a leggere sul Post...)
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Comics & science, again

Come forse ricorderete, lo scorso anno, di questi tempi, Cosmicomic era appena uscito e stavamo per presentarlo a Lucca Comics & Game. Da allora, la nostra creatura ha fatto un bel po' di strada. Oltre alla traduzione spagnola di cui vi avevo già detto qualche mese fa, è uscita da pochi giorni anche un'edizione in coreano, e posso anticipare che i viaggi in giro per il mondo non sono finiti qui.

Una pagina dell'edizione coreana di Cosmicomic, dal profilo FB di Codice Edizioni.
Ricorderete anche che nell'edizione 2013 di Lucca Comics & Game aveva fatto il suo debutto l'iniziativa Comics & Science, che prevedeva tra le altre cose l'uscita di un albo speciale contenente un inedito di Leo Ortolani. Qui sotto c'è il video di un altro degli eventi legati a Comics & Science 2013, ovvero lo Showcase in cui avevamo parlato proprio di Cosmicomic.



Bene, la cosa ha avuto un bel successo, tanto che quest'anno si fa il bis. Ci sarà un evento Comics & Science 2014 a Lucca, con molti appuntamenti di cui potete leggere il programma dettagliato su Maddmaths. Vi segnalo in particolare l'evento speciale del 31 ottobre alle 18.30 presso la libreria Ubik, in cui Davide La Rosa dirà quanto è bello Cercatori di meraviglia e io dirò quanto è bello il suo fumetto Paco Lanciano e il fagiano crononauta. (Qui c'è un'anteprima.)

E poi, proprio come l'anno scorso, ci sarà un albo speciale, che stavolta contiene un fumetto inedito di Tuono Pettinato (che insieme a Francesca Riccioni aveva realizzato una bellissima storia grafica su Turing). Si intitola OraMai, parla della natura del tempo e di altre banalità, e questa è la copertina, semplicemente meravigliosa.


Su Fumettologica (che mette l'albo tra le cose più attese di Lucca 2014) trovate un'anteprima di alcune pagine. Siccome ho dato una mano al signor Tuono a venire a capo di alcune spinose questioni fisiche, e lì dentro c'è anche una cosa scritta da me a proposito del tempo, ho avuto la possibilità di vedere le tavole mentre prendevano forma (sono notevoli, vedrete). E la cosa mi darà il diritto di aggirarmi anche quest'anno tra gli stand e di fare comunella con i miei fumettisti preferiti. Se ci siete ci si vede lì.
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Due appuntamenti

Mercoledì 24 settembre, nell'ambito della Notte Europea dei Ricercatori e della Settimana della Scienza 2014, sarò con Antonio Pascale alle Scuderie Aldobrandini di Frascati per Dal big bang alla civiltà in sei immagini. Si inizia alle 21, l'ingresso è gratuito ma bisogna prenotarsi a questo link.

Sabato 27 settembre sarò a Bologna, all'Aula Magna di Santa Lucia (via Castiglione 36) per un evento sul tempo organizzato dal Cortile dei Gentili e dall'Università di Bologna. L'ingresso è libero fino a esaurimento dei posti. Il programma completo è qui
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